giovedì 29 aprile 2010

Decreto del Destino



Da dietro il vetro due occhi la fissavano immobili.


Nessun timore pervase il suo Corpo inerme, nessuna rabbia, nessun rimorso.

Qualcuno sentenziò che il Destino aveva Decretato!

Ma quale Destino?

Non credeva al destino o al caso e nemmeno alle coincidenze o alla fortuna o alla sfiga … chi aveva sentenziato cosa?

Follia inarrestabile.

Eppure lo Sguardo era fisso in avanti.

Passo dopo passo avanzò sul terreno fino a scorgere dinnanzi alle proprie punte dei piedi … una buca, una sorta di fosso … come un antico Pozzo che abbia perso la muraglia.

S’arrestò.

Fissò il Pozzo cercando di intravederne la fine senza risultato alcuno.
Cercò un sasso ai propri piedi e lo lasciò cadere nell’Abisso attendendone il riscontro rumoroso.

Tutto tacque.

Decisa a non lasciare nulla di intentato cercò di calarvisi piano appigliandosi alle pareti a tratti rocciose.
L’umidità le sfiorò la pelle, si insinuò nelle carni fino a trafiggere anche il midollo osseo … una gran brutta sensazione.
Ma decise di continuare la discesa. A tutti i costi pronta a toccare il fondo del fondo per poter risalire soddisfatta … ma la discesa pareva non avere fine alcuna.

Il buio aumentava di intensità scendendo ed offuscando le nere pupille dilatate al massimo della loro ampiezza fino a sovrastare l’iride e renderlo un tutt’uno.
Gli occhi si colorarono di Nero foggiando la visione più globale dell’insieme.

La discesa continuò con la vocina che ripeteva all’infinito …il Destino ha Decretato!

Dava scarso valore a Decreti sentenziati in punta di lingua e trascritti su futili cartacce usate prive di valore o significati emblematici … ma ancora il fondo non era raggiunto.
S’addensava la muffa mischiata alle nebbie che sembrava salire laddove era lei a scendere … sempre più in profondità.

Il Destino ha i giorni contati.

Decretò che era tempo di smascherarlo dimostrando che l’unico Destino esistente è quello che ci si disegna da soli sulla pelle che sia esplosione di colori o assenza totale degli stessi.

Di lontano una luce fioca apparve.
Una lanterna usurata dal tempo mostrava un alone di luce ancora confuso per gli occhi che tanto si erano abituati al buio delle profondità e vide in lontananza una pala.

Capì all’improvviso che non vi sarebbe stato fondo, perché una volta toccato, si può sempre fermarvicisi e scavare per scendere ancora … ed ancora … ed ancora.

Decise di risalire piano.
Ridendo per la lapalissiana scoperta.

Una durissima risalita che le avrebbe dato la piena coscienza di quello che fu essendo e di quello che sarà essendo stato.

Nessun rimorso o dolore, nessun rimpianto o esitazione.
Il fondo appartiene a chi non ha pale per una dura risalita e se ne fa giaciglio compiangendosi auto commiserandosi.

Non era il suo “Destino”.

La sua volontà ne avrebbe preso il posto come sempre al momento opportuno.
Buon senso?
No grazie.
La follia mi appartiene.
Me la stringo, me l’abbraccio, le sorrido e la faccio mia.

Lascio i pozzi a chi preferisce la banale mediocrità del pattume quotidiano e non ha imparato a sguazzare liberamente nell’oceano di follia che invade devastando la mente mia!


2 commenti:

NERO_CATRAME ha detto...

MMh,in effetti più che un pozzo mi viene in mente un pazzo,pazzo colui che si ferma sulle proprie spine per avere solo il gusto di lamentarsi.
Io no pazzo,io folle :-)))

Pure Poison ha detto...

@NERO_CATRAME : Non lo sapessi ... ma lo so, eccome se lo so!
Anche se, tuttavia, mi tocca rimarcare che qualcuno di più Folle con in pizza a lingua sempre l'ultima parola... l'hai trovata [whistle]