venerdì 28 gennaio 2011

Volo ...




Apro gli occhi in tutto questo buio che mi circonda, noncurante di che cosa possa contenere o di che cosa possa essere privo.

Debolmente un raggio di sole mi si insinua tra i capelli apparentemente innocuo infilandosi tra le pieghe e l’elastico che li tiene selvaggiamente raccolti.

All’improvviso il raggio si fa mano, stringe e trascina con forza la mia testa a volgere lo sguardo. Due occhi mi fissano come due fari nella notte più buia … un richiamo che riconosco all’istante.

Ho bisogno di provare dolore per sentirmi viva, ho desiderio di sentirmi viva di nuovo … e non lo devo giustificare, agisco.

La scia emozionale mi trascina per i capelli e sento l’abisso attorno impossessarsi di me … di nuovo … come non avesse mai smesso.

Seguo l’onda di fuoco che mi porta lontano trascinandomi in un oblio che sa di noto che odora di buono che promette le stesse emozioni che è pronto ad afferrare.

Allungo una mano per raccogliere la pioggia che non scende e mi rasserena l’idea che presto pioverà e la potrò toccare davvero.

L’istinto di sopravvivenza finisce sempre con il prendere il sopravvento su tutto solo che ce ne scordiamo in sconforto e ci sembra si sia assopito.

Richiudo gli occhi piano senza muovere le ciglia che si posano piano … sorrido … non mi serve vedere per sapere che cosa mi circonda.

Afferro l’attimo e lo vivo!

giovedì 27 gennaio 2011

Passeggiando Pigramente

Prima postavo parole poco pensate

Profondamente piene perifrasati pensieri

Poi pacatamente presi pensieri postati

Passandoli precocemente per passi protratti

Prendo posto piangendo

Pregando pongo postille per posteri

Pasteggio pigramente palesando parole prese

Per privare parallelamente pensieri

Pacata pace presunta pesa privando perdoni

Perché prendere poco può pentimenti portare

Patetiche perdite portano per prossimi passati

Pesi perpendicolarmente percorsi

Piano prendo posto postando pillole per pochi privilegiati

Per piacere pensare pacatamente prima

Poi postare pesantemente pensieri.

mercoledì 26 gennaio 2011

Risvegli



Paralizzata in una crisalide di parole
Che hanno il sapore del silenzio
Indolenzita nelle ossa da una vita
Pronta a prendere molto più di quanto da
Rompo il guscio ed esco allo scoperto.

Nulla mi può più toccare o ferire
Nessuna carezza mi potrà rubare quello che ho perso
Nessun sorriso riscaldare il ghiaccio in me
E nessun abbraccio farmi sentire al sicuro
Ma va bene così.

Spezzo il mio guscio e volo fuori
Nel mondo che non ha capito
Tra la gente che non ha accettato
Tra le cose che hanno lasciato spazio ad altre
Nel tempo che rimane.

Ho voglia di correre
Di sentirmi viva ancora una volta
Di riuscire a provare dolore vero
Di quello che graffiando la pelle
Riesce ad insinuarsi in profondità.

Basta lottare per un respiro
Basta elemosinare una parola che non verrà
Basta credere che qualcuno ci sarà per me
Basta!
Adesso mi prendo quello che mi spetta.

sabato 22 gennaio 2011

Donne in Rinascita

Un'Amica cara lo ha dedicato a me ...
Ma siamo tutte noi ...
Tutte le Donne del mondo ci si possono specchiare ...
Voglio dividere quest'Emozione con tutte le Donne qui presenti
Ed anche con quei pochi Uomini che lo possono apprezzare e comprendere.

Grazie Njamh

Farenaight 451


La mattina prometteva bene. La foschia si era alzata lasciando i vetri liberi da quella sorta di patina che li aveva ricoperti fino a poco prima. Il ticchettino del vecchio pendolo sembrava scandirne le particelle oltrepassando perfino i millesimi di secondo … fastidioso, logorroico, ripetitivo e continuo.

Si accese una sigaretta stiracchiandosi mentre si alzava dalla poltrona, un rumore brusco ed improvviso distolse per un attimo i sensi dall’incessante ticchettio … un libro a terra. Immemore di averlo tenuto sulle gambe dopo aver terminato l’epilogo si sorprese come fosse caduto dal soffitto.

Con movimenti lenti e svogliati si apprestò alla porta finestra del balcone, quindi l’aprì ed un baleno una ventata di aria gelida si appropriò del suo viso intirizzendolo. Di lontano giungeva un canto ma vano il tentativo di smorzare l’eco delle ultime parole udite che ancora riecheggiavano nelle sue orecchie.

Svogliatamente aspirava una boccata di fumo soffermandosi a guardare a quale velocità la brace consumava la sigaretta, come fosse stata la prima volta che assisteva al fenomeno … eppure come a caccia di un’emozione nuova in gesto pressoché antico. Il fumo saliva piano verso l’alto.

Non era facile mettere ordine in tanti pensieri spesso diametralmente opposti. Troppi e troppo velocemente volteggiavano nella sua mente … così veloci scorrevano da rendere inutile il tentativo di afferrarne uno, così decise di separarli per priorità acquisite.


Nulla sembrava avere un valore reale eppure tutto era dannatamente indispensabile. Improponibile l’idea di scartare e privarsi anche di un solo brandello di idea. Il freddo nel frattempo trafiggeva le ossa sferzando colpi sempre più duri. La carne può resistere all'impensabile.

Gli occhi alzati al cielo, la brace della sigaretta che era ormai penetrata nelle dita fece sobbalzare per un istante la statica immobilità dell’essere. Come un lampo improvviso al quale non segue il tuono. Un occhio fisso sul libro aperto sul pavimento … una dedica scordata o accantonata.

Un insano sorriso all’improvviso s’impossessa di quel volto ormai prossimo al disgelo tanto sembra il tempo trascorso, ed una parola scritta … letta … detta … torna a farsi strada prepotentemente scavalcando il marasma insulso della moltitudine di pensieri.

Si, devo fare ordine si disse, ma non oggi, non con questo cielo. Non senza una sigaretta. Si strinse nelle spalle volteggiando sui suoi stessi piedi e si diresse nuovamente all’interno per accoccolarsi di nuovo e fumare al caldo ricordo che manteneva vivo il sorriso sul suo viso.

Non oggi” ripetè ad alta voce come se qualcuno potesse udire il suono emesso .” Troppe cose devo fare, tutti i pensieri possono aspettare. Ho tutte le risposte. Mi mancano le giuste domande. Ma non è tempo di pensarci adesso. Ora voglio solo …” chiudendo gli occhi si scaldò con una
parola.

lunedì 17 gennaio 2011

La Rosa


Era lì.

Nel corpo era presente.

Un vuoto colmo di una fisicità che mancava

Da tempo.


La mente vagava

Esplorando nuovi mondi

Cavalcando differenti desideri e necessità

Per tutto il tempo.


Un vuoto pieno di niente

Inconsistenti parole lanciate alla rinfusa

I suoni emessi che cadono nel vuoto

Una presenze piena di niente.


Una rosa per Ricordo

È quanto rimane di un tempo

Che fu …

Perduto per sempre.


Corolla cerisea impressa negli occhi

Profumo inebriante nelle nari

Bellezza incontrastata

Ma spina conficcata nel cuore.


Si crede di poter risvegliare

Qualcosa che dorme

E non ci si accorge che è morto

La bestia in noi s’inganna coi sensi.


Se un corpo è fragile

Non è detto che la mente lo segua

Riprende il controllo

Sempre!


S'addensa la nebbia

A coprire quanto restava

Dell'ultimo barlume di speranza

Poi ... Nulla più!


Poche le parole lette

Poche le parole scritte

Silenzi che urlano stremati

Questo è davvero il Niente.

sabato 8 gennaio 2011

Ora Zero



Avvolgente l’Oscurità s’addensa
Carezza piano la pelle e si insinua
Nelle recondite profondità di questo Essere
Fuori dal tempo e dallo spazio
In una dimensione che ha nulla del reale

Le sottili trame si fanno fitte tutt’attorno
L’aria si rarefà fino quasi a mancare
Vertigine incombe nauseante
Nemmeno le ombre sembrano avere la stessa forma delle cose
I riflessi producono immagini distorte

Flebili sussurri come battiti d’ali lontane
Ondeggiano attorno volteggiando leggiadre
Stremate per la corsa che le ha svuotare
Ripercorrono a ritroso sentieri dimenticati
Nulla è destinato a rimanere … solo il dolore permane.

Consapevolezza piena scende dietro i vetri
Come pioggia scrosciante bagnando vetri e volti
Umidificando parti mancanti che hanno cessato d’essere
Trovare per perdere
Perdere per riposare finalmente in pace.

Le forze abbandonano il campo
La volontà si fa nube e si lascia spazzare via
La resistenza abbassa l’alto muro
La lotta è giunta al termine ultimo lasciando carni stremate
La guerra è persa. La speranza sepolta.