martedì 27 marzo 2012

Silenzio ...



Il Frastuono prodotto da un'Anima 

che cadendo 

si frantuma ... 

è Silenzio.



lunedì 26 marzo 2012

Fluttuando ....

Anime a nudo danzano rincorrendosi senza riuscire a sfiorarsi.
E in un non spazio senza tempo l'impalpabile prende forma.
Forme note alla memoria.


Si insinua il dubbio che un rimpianto sarebbe stato da preferirsi.
E la ferita s'allarga sanguinando copiosaMente.


Sbaragliano i sensi alla ricerca di un Porto.
Non importa sia sicuro, basta scaldi quanto basta.
S'inarca l'istinto accasciandosi su se stesso.


La pace si raggiunge in molto modi.
Volo
Cado
Plano
Fluttuo


Perdersi per ritrovarsi al punto di incontro.
Un cerchio che trova la sua fine nel medesimo principio.
Attimi ... sono solo attimi che arrivano per andarsene presto.

domenica 25 marzo 2012

Vermi

Cala un sipario fatto di silenzi.
Stiletti conficcati ingiustamente nelle scapole.
Dolori sterili ed inutili producono instabilità repentine.
Non è tempo per cedere loro.
Lungo ed insidioso è il tratto di strada da percorrere a breve.
Scade il tempo dei sorrisi.
I vermi potranno divenire farfalle
ma per ora strisciano solcando pieghe dolorose.


Anche un silenzio stampa potrebbe risultare gradito.
A capofitto continuo il viaggio nell'Io ...
alla spasmodica ricerca dell'errore da estirpare.
Confidando non sia l'Io stesso l'errore, ma non credendoci appieno.
Un ultimo respiro
Occhi chiusi
Immersione.


venerdì 23 marzo 2012

Io VS Neurone Solitario

IO: Fammi entrare …
NS: … Lui rispose di … NO!
IO: Non è il momento di cantare, sii serio.
NS: Tu … che dici a Me … “non è il momento di cantare?” La devi aver sbattuta forte la capoccia!
IO: Non sono in vena delle tue isteriche e vaneggianti ironie, io e te si deve parlare.
NS: Ussignur! Per parlare si presuppone un pensiero e tu ciccia … mica ne sei in grado.
IO: Zitto astratto ed inutile frutto della mia mente!
NS: de Mente … ma che hai oggi? Sei sull’orlo di una crisi di nervi?
IO: Attento a te che se sul precipizio ci sono io … si crolla insieme.
NS: Questo lo dici tu, ho appreso l’arte di volare io e so planare come nessun altro al mondo.
IO: Sei solo un po’ gasato come sempre ma in fin dei conti, mi occupi la mente, quindi ora muto e ascolta. Abbiamo un problema …
NS: Abbiamo? Si parla al plurale? Tu forse tu  hai un problema, io sicuramente di problemi … NON ne ho!
IO: Smettila di trastullarti pensando solo a te stesso, siamo concatenati anche se non ti piace, anche se non mi piace, Il nostro è un rapporto di reciproca dipendenza.
NS: Ti puoi anche annullare per quel che mi riguarda, IO posso stare benissimo da solo. IndipendenteMente IO!
IO: Ah si? E dove conteresti di vivere se io non ci fossi o cessassi di esistere?
NS: IO … sono eterno!
IO: Si si eterno come il pensiero, eterno come il dolore, eterno come tutto quello che così ci appare fino a che non … finisce.
NS: Stai cercando di mettermi paura? Non attacca con me lo sai bene. Cazzo quando ti ci metti sai essere più cocciuta dei testimoni di Genova …
IO: Geova ignorante!
NS: Si vabbè … hai capito lo stesso. Fanno acqua pure loro da tutte le parti. E hanno braccine corte uguali.
IO: Eccerto! Qui l’unico generoso saresti tu immagino … dispensi ordini e consigli come nessuno.
NS: Per forza! Ho il potere dell’Unicità ciccia e tu sei solo invidiosa gnè gnè gnè
IO: Invidiosa di un esserino abbietto che vive alle spalle mie? Io quelli come te li chiamo … parassiti.
NS: Che cosa???? Ma come ti permetti queste impennate? Lo sai con chi stai parlando eh? Lo sai?
IO: Si si con il piccolo dittatore che ha preso possesso del mio cranio vuoto … e si crede pure un gran figo (ridacchio)
NS: Mostra rispetto bimba che senza questo … “UnicoParassitaPensante” tu non saresti in gradi di formulare una sola frase di senso compiuto!
IO: Sei solo un frutto della mia mente, detti legge in virtù del fatto che te lo lascio fare.
NS: Perché sei consapevole che sono molto al di sopra di te ecco la vera ragione per la quale il timone del comando è in mano mia! Tzè!
IO: (bisbigliando) fino a che non  inizio a cantare …
NS: Che hai detto? Che cosa stai farfugliando? Abbi il coraggio di parlare chiaro.
IO: “… fermati un istante … parla chiaro come non hai fatto mai …. “
NS: “… dimmi un po’ chi sei …”
IO: Fregato! Ti stai imparando tutte le minchiate. Dimostrazione che so anche condurre il gioco qualche volta.
NS: Solo se e quando te lo lascio fare (fischiettando)
IO: Mi pare di conoscerle queste parole … trallallà.
NS: Non  cercare di confondermi. Tu sei quella confusa mica io.
IO: A dire il vero, io le mie nebbie le ho dissipate bene ed Avalon mi appare così nitida adesso …
NS: E irraggiungibile uguale ahahahaha! Sei proprio una cretina come ho sempre sostenuto.
IO: Meglio cretini che gasati e dipendenti come te.
NS: Ah si? Quindi tu mi stai cercando di dire che non avresti … dipendenza alcuna?
IO: Magari una piccola piccola …
NS: Se è quello che penso io, di piccolo ha veramente poco, magari solo te (se ti si piglia ahahahahah)
IO: Parlare con te non è cosa oggi.
NS: Lo hai capito finalmente! Ne devi fare di scale in salita per sperare di raggiungere un terzo del mio elevamento cerebrale.
IO: Preferisco volare basso io, meno dolorose le cadute.
NS: E più miseri i voli (fischiettando)
IO: “… non va che volo … sempre da te …”
NS: “… e nel mio cielo una stella una sola c’è …”
IO: Io volerò anche poco ma tu … stai cantando con me un pezzo che detesti ahahaha
NS: Che dici? NON ti sento … ho le cuffie dell’IPod nelle orecchie a manetta.
IO: Niente di importante tranquillo, perdente (sorridendo)
NS: Quella donna non sa incassare un colpo. Non la considero e ride da sola, contenta lei … (sottovoce)
IO: Guarda che con la musica a “palla” nelle orecchie i tuoi bisbigli, strillano, Volpe che non sei altro.
NS: L’ho detto forte apposta che ti credi? E comunque levati … oggi non ho tempo per parlare con te, la musica mi sta assorbendo completamente.
IO: E che ascolti di bello?
NS: “… I need a doctor… call me a doctor to bring me back to life…” (Molto sconosciuta per te che italianeggi solo)
IO: Eminem? E poi … sfotti me? Ne hai del coraggio …
NS: Da vendere! Prendi il numeretto che un paio di etti te li sconto ciccia.
IO: No grazie, non so più dove mettere il mio.
NS: Giusto quello t’è rimasto. Ti levi dalle palle?
IO: si si vado tranquillo, scendo a parlare col Fegato, lui si che sa ascoltare e dare i giusti consigli.
NS: Certo … tutti quelli che gli impartisco io. Bye ciccia
IO: Se lo dici tu … Beato te che ci credi (ridendo)
NS: Lo dico perché lo so di per certo. Parlo solo con cognizione di causa io! Mica sto qui a dare aria alle gengive come fai tu. Mo’ levati che mi guardo anche il video e salutami il Fegato scendendo e ricordagli che è tale SOLO grazie a me, come tutto qui del resto.
IO: Glielo farò presente solo per vedere come riderà l’Istinto a questa tua … assurda affermazione.
NS: Vade retro satanasso. Quella piattola manco la considero … Istinto dei miei … neuroni! Tzè
IO: Ma se sei solo … quali altri neuroni?
NS: Meglio soli che male accompagnati. Cerca di non dimenticarlo bimba. Sciò.

giovedì 22 marzo 2012

Lo rivivo rinascendo per Morirne


Butto di getto sul foglio un pensiero
Macchia d’inchiostro che esplode in rilievo
Parole formano sintonia d’espressione
LiberaMente si accomodano serene
Con le giuste pause a far da catene
Ed ecco un’idea prender forma
Il corrispettivo di quello che penso, che sogno
Assume sembianza di lettere unite in intrecci di parole

Soppeso spazi virgole e punti
Esalto le pause e rimarco i periodi
I tempi imperfetti passati e futuri evidenziano presenti dai toni pacati
Crescente scricchiolìo di parole infervora la Mente
Angusta annebbiata mai priva di niente
Descrivo, cogliendo emozioni
Raccolgo afferrando abissi profondi

SinteticaMente mi narro
Celata in mille pensieri
Nascosta nel fondo di ogni singola immagine
Racconto di me non parlando
Parlo dicendo sempre meno di niente
Arte retorica assai nota che suona melodie di mistero
Quel che sono, che sento davvero

Unisco un sussurro a una frase
Tesso un’emozione nella tela di una parola
Attribuisco l’esatto significato imparziale
Pulito dal pregiudizio del comune pensare
Osservo le sospensioni
Mai prive di tutto e non piene di niente
Ed ecco che al fine si sazia la Mente

Eludo evadendo un pensiero
Ne colgo l’essenza davvero
Imprigiono il suo significato racchiudendolo in uno scrigno dorato
Al sicuro e protetto da ogni intemperie
Coperto da un manto di caldo abbandono
Avvolto nell’alito di un flebile dono
Abbraccio un’idea idealmente facendola mia
FermaMente catturo e lego a me la sua essenza

Malinconica scorre la penna
Nebbie avvolgono un pensiero che perde i contorni in altri pensieri
Mischiandosi
Un turbine implode
Colori esplodono
Ed il foglio che bianco era
È coperto di frammenti di me
Che pochi al mondo saranno in grado di cogliere
I giusti
Gli imperfetti come me
I comprensivi
Chi IntuitivaMente, sa leggere una mente
Chi IstintivaMente interpreta uno stato d’animo
Chi AmorevolMente ascolta capendo
Chi PazienteMente guarda vedendo
Chi CoraggiosaMente tocca sentendo

Le antiche e stantie paure scompaiono
Condivisioni di lacrime e sorrisi
Unione di interessi e reciprocità
Abbracci che sanno di calore di fuoco
Carezze che pure scivolano come acqua piovana sulla pelle
Aria che scompiglia i capelli trasportandone gli odori
Passi che lasciano impronte sulla terra…
Lapalissiana dimostrazione di un passaggio
Un battito d’ali e nulla più

È tempo di smettere di sperare
Ed iniziare a crederci

Non si dividono lacrime
Con chi non sappia
Con noi
Condividere sorrisi

È tempo di spiccare il volo
LiberaMente uniti in un unico grande Sogno

mercoledì 21 marzo 2012

Naufragio nell'Io

Naufragando alla deriva
Lontano da Porti Sicuri
Invisibili le luci dei Fari
Laddove il Vento incontra l'Acqua
e la increspa
formando l'Onda.


Devastatrice si Scaglia
Accanimento che squarcia Sventrando
Stride la Carena impennata
Dondola la prua centrata
boccheggi da babordo e tribordo
S'inarca la prora arrendendosi.


Naufragio all'interno dell'interiore
Scogli lontani raccolgono Detriti sparsi
Volteggiano gli Squali in attesa
Si spettinano le alghe sul Fondale
S'abissano Tesori in Forzieri rinchiusi
La Pioggia s'accanisce frustando.


Il Tempo si ferma Sospeso
Le stelle tacitamente si occultano
I Raggi di Luna tessono Tele fitte
Biancheggia la Schiuma infrangendosi
Rimbomba il Tuono Potente
Echeggia l'Ululato del Vento.


Doveva essere un Placido viaggio
Dentro un Io dimenticato
da rispolverare piano
da assaporare in punta di piedi
da godere respirandolo
Abbracciando la Complicità della Notte.


Nulla è come spesso Appare
Poche cose rassomigliano
al proprio interiore
Sollevi un coperchio Incauta Mente
Ed eccolo ... il Chaos si palesa
e diviene Sovrano!

Farfalle Nere...

Racchiuso in me uno sciame di nerissime Farfalle.
Sbattono le ali inferocite alla ricerca di una via di fuga.
Esplode il mio petto dolorante
Ecco la via
Le Farfalle ritrovano il loro cielo
Volano libere noncuranti della carcassa che le aveva ospitate.
Ingrate Farfalle
Egoista Dolore raffermo

Non battito d'ali nello stomaco
Un vuoto buco
Un dolore lancinante
Erba bagnata sulla schiena
Lacrime aggrappate per non cadere
Occhi che sanno in Silenzio urlare lo strazio di un'Anima Assente
Ombre che calano come sipari nascondendo anche l'ultimo Raggio di Sole!

sabato 17 marzo 2012

Io ...

Innalzati Irriverente Immedesimandoti In Itinere
Invisibile Immune Intensamente Incontri Illusioni
Immergiti Immediatamente In Istigazioni Importanti
Immola Innalzando Inni Irradiati Intonando

Io Immensamente Irriverente Insisto Imperterrita

Improvvisa Illazione Inonda Intrinsecandosi Insinuosa
Intrepida Idea Immantinente Illumina Irradiando
Incautamente Incamminandomi Incoscientemente Inciampo
Inevitabile Inarcatura Instabilmente Indosso
Immacolato Istinto Irrompe Implodendo Internamente

Io Indecisamente Invoco Implorando Intimidazioni

Illuminante Idea Insistendo Insinua Illazioni
Insicura Intonando Incomprensibili Insiemi Immagino
Impronte Indelebili Intaccano Inesorabilmente Infangandomi
Improbabile Intesa Irrompe Impedendomi Ispirazioni

Io Instabile Irrompo Intrecciando Indifferenze Inevitabili


mercoledì 14 marzo 2012

Rosa ...


Scesero le luci dell’alba ad illuminare l’ultimo spiraglio di insano pensiero coltivato durante tutta la notte che la precedette. Lenta la nebbia dissipandosi squarciava la coltre di nubi che sembravano aver avvolto quel pensiero inglobandolo come un bozzolo. Ma nessuna farfalla vi sarebbe nata. Sterile crisalide atta solo a nascondere pudori e vergogne confessate, professate e forse non del tutto conclamate. Il vento soffiava piano. Le chiome sembravano aprirsi al suo passaggio permettendogli di passare senza far danno. Spettacolare la natura nel suo palesarsi perfettamente anche nelle cose più piccole. Un lontano ticchettio sembrava avvicinarsi formando una melodia ben nota … ed ancora la pioggia cadde a rigare quel volto adornato di lontane reminescenze che ne delineavano perfettamente i contorni. Solo l’improvvisa luce dall’est proveniente sembrava opacizzarli fino quasi a farli scomparire. E di nuovo fu giorno, senza speranza di ritorno, con tutta l’amarezza che aleggiava attorno in attesa di qualche cosa che non sarebbe infine giunto.
Il capo chino poggiava la fronte alle ginocchia raccolte, gli occhi aperti fissi al vuoto che sembrava provenire da ogni dove e riempire ogni spazio. Le pieghe si infittivano addensandosi di nostalgiche malinconie mentre i denti laceravano le labbra straziate da troppe assenze. Le braccia s’avvinghiavano alle gambe mentre i piedi battevano piano il ritmo scostante del cuore. Il sangue rumoreggiava fluendo nelle vene trasportando ogni sostanza al punto d’incontro che si prestava a riassemblarne i pezzi. Echi lontani giungevano alle orecchie come tuoni impetuosi a tratti e flebili sussurri ad altri. La confusione aumentava di intensità con lo scorrere inesorabile del tempo.
Nessun raggio di sole ad asciugare i capelli inzuppati che scendevano sulle spalle bagnate di pioggia, nessun rassicurante calore a proteggere quell’esile corpo in balia delle intemperie del primo mattino che così  lo sorprese … fragile, vulnerabile, facilmente spezzabile. E lontano volava il pensiero galoppando incosciente su un arcobaleno che ancora non aveva fatto capolino tra la fitta tempesta, stringendo il ricordo di un rimbombar di voci dai toni severi ed a volte gioiosi. Accarezzavan le mani le gambe, mentre dal lato della bocca scendeva un rigagnolo di sangue tra le pieghe delle labbra massacrate.
A terra la Rosa. Austera. Imperiosa. Bella come non mai con la corolla di velluto inzuppata di lacrime di pioggia che come rugiada pareva dischiudere piano i petali esibendoli in tutta la loro magnificenza. E forte l’arbusto di spine che da essa scendeva, pronto a colpire conficcandosi tenacemente nella mano di chi avesse osato toccarlo, o anche solo … sfiorarlo. La pioggia danzava d’intorno ed il vento iniziò ad intonare il suo canto.
Fiume impetuoso divenne il suo sangue, a tratti rappreso per il dolore e a tratti pulsante per la speranza di poterlo ricacciare da dove era giunto. Deglutì a fatica trattenendo il respiro. Il battito si fece costante pian piano rallentando la sua folle corsa verso una meta del tutto ignota e difficilmente raggiungibile. Le pupille abbassarono i battenti e le braccia si fecero pesanti cadendo sull’arbusto di Rosa che ivi giaceva inerme. Le mani da pugno si aprirono piano in un abbandono di morte che somiglia ad un sonno improvviso che giunge senza preavvisi e coglie, falciando, quello che trova.
Il tempo perdeva dimensione mentre la dimensione del tempo mutava le sue forme. Abbandonata ed attonita a terra, agonizzante nei suoi stessi introspettivi pensieri lasciò che la testa cadette all’indietro sprofondando sul fradicio selciato frustando in caduta la Rosa … si dispersero i petali in ogni dove, non lasciando nemmeno il ricordo dello splendore che l’aveva un tempi illuminata. L’eterno ricordo non dura che un irrisorio istante se posto vicino alla linea di confine che ne taglia in netto contorno la via.
Immobile a terra mentre la pioggia incalzava i suoi ritmi, si poteva percepire un respiro lontano, un battito debole, un rigo di sangue e petali sparsi tra i capelli bagnati … la spina più grande nel cuore era conficcata, così in profondità da non poter essere trovata per esser rimossa. Pronta  a penetrare un’anima fragile in preda alla sua stessa disperazione. Di lontano un boato gridando feroce sfregiò la sua promessa frantumandola a schegge violente che si infransero sui petali a terra lacerandoli e facendone scempio.
Disonorevole indecenza che lasciava aperte le porte all’impetuosa consapevolezza di essere impotente e potere solo subire, guardando come da lontano, come se la prospettiva fosse del tutto uscita dal suo campo visivo. In alto volava il pensiero e da sopra raccolse l’immagine spettrale che vedeva proiettata come in un macabro film dell’orrore. Aperta la mente, squarciato il cuore, a brandelli la carne, denudata l’essenza di quello che avrebbe potuto essere senza avere avuto il tempo di divenire.
Fretta la fretta maledetta che correva nelle pieghe della pelle allargandole deridendola. A nulla sarebbe valso rallentare il pensiero o cercare di afferrarlo per metterlo al bando. Tardi era dannatamente troppo tardi per tutto. E stavolta la consapevolezza l’avvolse totalmente stringendola a morsa e levandole l’ultimo respiro. Le palpebre si aprirono col le pupille fise al cielo sotto il picchiar della pioggia, che come aghi entravano impedendo ogni visione ed esaltando un dolore latente.
Morta. Era morta e non sepolta. Immonda sotto un’acqua purificatrice che mondava ogni indecenza. Fredda la pelle bagnata non emetteva lamenti. Urlava in silenzio come aveva imparato a fare … ma era tardi. Troppo tardi. La vita scivolava dalle dita e raccolta dal rigagnolo di pioggia che trasportava con se i resti della Rosa. Nessun pensiero poteva illuminare più. Nessuna speranza riaccenderne il sorriso. Nessuna mano l’avrebbe più sollevata.
E con questa consapevolezza riuscì a portarsi una mano al petto a nasconder la spina che lentissimamente la stava uccidendo, proteggendola dall’ombra nel caso si fosse azzardata a tentar di salvarla per poterla più crudelmente devastare l’attimo dopo. Un ultimo respiro l’abbandonò tristemente lasciandola sola, esattamente come era nata e vissuta. Sola!

giovedì 8 marzo 2012

Nei Giardini che Nessuno Sa...


Senti quella pelle ruvida.
Un gran freddo dentro l’anima,
fa fatica anche una lacrima a scendere giù.
Troppe attese dietro l’angolo,
gioie che non ti appartengono.
Questo tempo inconciliabile gioca contro te.
Ecco come si finisce poi,
inchiodati a una finestra noi,
spettatori malinconici,
di felicità impossibili…
Tanti viaggi rimandati e già,
valigie vuote da un’eternità…
Quel dolore che non sai cos’è,
solo lui non ti abbandonerà mai, oh mai!
E’ un rifugio quel malessere,
troppa fretta in quel tuo crescere.
Non si fanno più miracoli,
adesso non più.
Non dar retta a quelle bambole.
Non toccare quelle pillole.
Quella suora ha un bel carattere,
ci sa fare con le anime.
Ti darei gli occhi miei,
per vedere ciò che non vedi.
L’energia, l’allegria,
per strapparti ancora sorrisi.
Dirti si, sempre si,
e riuscire a farti volare,
dove vuoi, dove sai,
senza più quei pesi sul cuore.
Nasconderti le nuvole,
quell’inverno che ti fa male.
Curarti le ferite e poi,
qualche dente in più per mangiare.
E poi vederti ridere,
e poi vederti correre ancora.
Dimentica, c’è chi dimentica
Distrattamente un fiore una domenica
E poi… silenzi. E poi silenzi.
Nei giardini che nessuno sa
Si respira l’inutilità.
C’è rispetto grande pulizia,
è quasi follia.
Non sai come è bello stringerti,
ritrovarsi qui a difenderti,
e vestirti e pettinarti si.
E sussurrarti non arrenderti
nei giardini che nessuno sa,
quanta vita si trascina qua,
solo acciacchi, piccole anemie.
Siamo niente senza fantasie.
Sorreggili, aiutali,
ti prego non lasciarli cadere.
Esili, fragili,
non negargli un po' del tuo amore.
Stelle che ora tacciono,
ma daranno un segno a quel cielo.
Gli uomini non brillano
Se non sono stelle anche loro.
Mani che ora tremano,
perché il vento soffia più forte…
non lasciarli adesso no.
Che non li sorprenda la morte.
Siamo noi gli inabili,
che pure avendo a volte non diamo.
Dimentica, c’è chi dimentica,
distrattamente un fiore una domenica
e poi silenzi. E poi silenzi

mercoledì 7 marzo 2012

Castigo


Fredda solitudine
Muta consapevolezza
Timor d’inadeguatezza

Immobile penso
Ferma respiro piano
Attonita ripercorro a ritroso

Parole dure come sassi
Silenzi spessi come la nebbia
Assenze gelide come ghiaccio

Cade come pioggia su me
Scivola addosso penetrando
Graffia fortemente delirando

Stantia fame
Atavica sete
Mensa rispolverata

Pensieri masticati
Producono parole
Pesantemente subite

Vuoto attorno
Desolazione interiore
Urlano gli occhi aperti

Freddo glaciale
Piano penetra le ossa
Stagna una sofferenza

Bramo una carezza
Agogno una parola
Desidero calore

Nulla giungerà adesso
Assorbo i miei pensieri
Raccolgo le paure

Unisco bene il tutto
Sapientemente lo assemblo
Diviene un tutt’uno

Il coraggio s’è nascosto
La vergogna si fa strada
Nessuna pietà

Un pensiero costante
L’Araba Fenice
Rafforza la speranza

Nessuna notte dura per sempre

Buio


Sentì il rumore della porta sbattere alle sue spalle.
Una presenza prese forma dietro di lei manifestandosi in un sospiro che d’addensava riempiendo la stanza .
Il fiato corto ed un nodo alla gola. Rimase immobile imperterrita.
L’Ombra prese la consistenza di una figura che iniziò a girarle attorno osservandola divertito.
Il disagio aumentava ad ogni battito di cuore.
Occhi attenti fissi su di lei che li teneva bassi, poteva vedere anche senza guardare.
Le percezioni si acutizzavano sottilmente rimbalzandole sulla pelle e talvolta lacerandola.
Una voce quasi divertita accresceva il suo sgomento.
Un odore sembrava librarsi nell’aria. Quello della Paura.
Il rumore dei passi attorno si faceva incalzante.
La voce pacata a tratti divertita era austera.
Le riusciva difficile mantenere il respiro costante.
Le braccia scendevano lungo i fianchi come volessero raggiungere le ginocchia e le mani si strinsero a pugno.
Improvvisamente una mano sul collo la fece sobbalzare. Ma non si mosse.
La pressione era ferma e prepotente e non accennava a diminuire d’intensità.
Il collo si piegò in avanti fino a che il mento non arrivò a toccare la sua stessa pelle.
Rumori indefiniti alle spalle.
Un frammisto di voce e risa, ironia graffiante mescolata ad un’imponente volontà.
La testa rimase dove era stata posta, immobile.
Le mani arrivarono a ghermire le spalle piegandola sulle ginocchia.
Freddo e duro era il pavimento.
La tensione cresceva incostantemente fino a raggiungere picchi altissimi.
La figura adesso non era più alle sue spalle.
Poteva percepirla davanti a se.
La mano decisa le afferrò i capelli portando la sua bocca verso un desiderio che sembrava voler esplodere.
Con fermezza si muoveva per quanto le era consentito.
Rannicchiata e raccolta nelle sue paure.
Sentiva crescere il desiderio fino a soffocarla quasi.
Gli occhi gonfi di lacrime immobili.
Fino a che lui esplose.

Si sentì buttare a terra.
Equilibrio precario ora perso totalmente.
Rannicchiata su se stessa poté udire solo due parole.
“Brava bambina”
Ed il buio la trascinò via lasciandola immobile
Stesa e rannicchiata su se stessa con le lacrime che di scendere non ne volevano sapere.
E poi … più nulla!

domenica 4 marzo 2012

Attendendo...

Si ferma il respiro
Si ferma il battito
Si ferma la mano a mezz'aria
Si ferma la pioggia sul vetro
Si ferma del vento il soffio
Si ferma l'immagine che non hai
Si palesa la certezza che ci sei ...

Pioggia


Lenta la pioggia scendeva tintinnando dietro ai vetri appannati dal calore del fuoco che si espandeva per la stanza. Con la testa poggiata al vetro freddo, pregno di condensa, stava a fissare un punto immaginario all’orizzonte come volesse riuscire a vedere oltre quello che vedeva.
Pensieri come reminiscenze riaffioravano alla memoria susseguendosi talvolta come veloci flash back , altre … come al rallentatore proiettando nella mente una mescolanza di quello che era stato e di quello che forse non sarebbe potuto essere.
Le stelle, lei sapeva che da qualche parte nel cielo, dietro la fitta coltre di nubi ci dovevano essere ma … non le era dato di vederle, non quella notte. Ed ancora insistente il picchiettio della pioggia … come lacrime sui vetri scendeva a colpi piano per poi aumentare di intensità. Lo stesso accadeva ai suoi occhi, le gote rigate da un salato umido che trovava foce sulle labbra.
Le spalle strette e le braccia chiuse attorno come in un immaginario abbraccio che non avrebbe preso. Non oggi … il sale diventava amaro e la pioggia insistente, come una fitta che sembrava non mollare la presa un solo istante.
Un pugno serrato nello stomaco provocava fitte di dolore acute, così laceranti da non lasciarla prendere sonno o dallo strapparla ad esso appena ci fosse caduta. Un rumore improvviso la fece sobbalzare, forse un lampo , un ricordo … una parola non detta o detta in malo modo … o non compresa …
Ecco che cosa attanagliava la coscienza in modo così crudele. Parole.
Passò veloce una mano sugli occhi … aprì la finestra e lasciò che la pioggia solcasse il suo viso lavando ogni traccia di sale amaro che l’aveva fino all’istante prima rigata segnandola duramente … i capelli fradici ed il gelo nelle nari … optò per adottare un silenzio interiore raccogliendosi su se stessa e cercando rifugio abbarbicandosi ad un cuscino nella speranza di trovare pace in un po’ di riposo.
Fiduciosa che l’indomani sarebbe stato meno … lacerante s’abbandonò completamente.

Nulla...


Notte
Buio
Desolazione
Tristezza
Amarezza
Disperazione

Stride l’anima frantumata
Urla il vento
Aleggia l’amarezza
La Delusione regna sovrana!

Vuoto
Vuoto
Vuoto

Inutile senso di vuoto.
Il baratro è lì che attende
Il precipizio reclama
Le ombre s’addensano

Trionfa su tutto Lei
La Spina!

Il dolore si veste di rosso
Il sangue frena la sua corsa
Un brivido freddo trapassa il cuore.

Solo un Silenzio
Nulla più …

sabato 3 marzo 2012

Respiro ....


Cala il drappo scivolando sulla pelle protesa in attesa del Tuo tocco.
Gocce di sudore percorrono la schiena accompagnate da brividi graffianti che solcano le pieghe insinuandosi sempre più in profondità.
Il respiro si ferma per accelerare e fermarsi di nuovo.
Cala il buio sulle stanche pupille.
E in quel buio c’è la consapevolezza di poter realMente vedere il tutto con maggior nitidezza.
I contorni si delineano piano concretizzando le forme che sono nel loro mezzo.
S’apre un fiore notturno a cercar di carpire un respiro fuggiasco.
S’inchinano le canne al canto del vento riuscendo a toccare terra per poi ergersi di nuovo e tornare giù … e ancora su …
Vorticando come in una giostra la mente si lascia rapire e trasportare da un treno di Emozioni in corsa.
Nessun vincitore o vinto … ma un corpo a terra proteso ad implorare una Mano … la Tua.
Nebbia s’addensa fino a rendersi palpabile, e nell’oscurità riscoprire un odore, un sapore, distinguere un passo tra mille … il Tuo.
S’inarca la schiena percossa da un graffio lacerante che si tramuta in fretta in un Desiderio superiore.
La pelle rigata e segnata da un tempo implacabile che la ripercorre centimetro dopo centimetro, inesorabile senza pietà alcuna.

Tempo di respiri affrettati
Tempo di battiti veloci
Tempo di mani strette a pugno
Tempo di denti che affondano nelle labbra
Tempo di strozzare un’eccitazione
Tempo di ascoltare con maggiore attenzione
Tempo di vivere morendo
Tempo di morire vivendo
Tempo di Te

Lentamente gli occhi si aprono investiti da una luce che non permette di vedere la Maestosità di quello che hanno davanti ma che sanno riconoscerne l’Essenza anche senza vedere.
Si china il capo
Non rassegnato ma sottomesso ad una Volontà Superiore … la Tua
Ebbro di colori ed odori che disperdendosi nell’aria danno forma quelle farfalle che rannicchiate nello stomaco sembrano impazzire in un vorticare di ali.
E d’improvviso … il respiro s’assenta di nuovo.

venerdì 2 marzo 2012

Sospiro ...


Attimi di attese
Attimi lunghi eternità
Attimi pregni di vita
Attimi colmi di Essenze
Attimi pieni di Te …

Una musica
Un respiro sulla pelle … il Tuo
Una danza di Emozioni
Il cuore in gola
Il fiato che s’arresta …

Rannicchiata sulla sedia resto tacitamente a leggere un Silenzio che so adesso non essere assenza.
Un sorriso raggiunge il mio volto nell’assoluta certezza che il Tuo occhio vigile è lì, la Tua mano ferma è lì, la Tua mente imperscrutabile osserva e sa muovere i miei pensieri che lentissimamente mi scivolano sul collo fino a percorrere tutta la schiena.
Un graffio profondo mi lacera.
Attanagliata in un drappo che mi cattura e m’imprigiona in assoluta libertà.
La mente ripercorre a ritroso i fugaci attimi rubati aumentando un battito impazzito che scandisce il ritmo di una melodia sconosciuta eppure così familiare.

Desiderio
Bramosia
Sete
Fame
Voglia di parole … le Tue
Al contempo esigenza di Silenzio tutt’attorno per meglio ascoltarne le grida.

Oscillo su me stessa in balia di irrefrenabile brivido che mi percuote violentemente e con forza arresterà la mia caduta sorreggendomi saldamente.
Ci sei … ora lo so.
Non smetti di Esserci … ora ne ho consapevolezza.

giovedì 1 marzo 2012

Rosa...

Rannicchiata in balia delle intemperie mi accovaccio su me stessa fino a non distinguere il mio inizio dalla mia fine. il picchiettio della pioggia sulla pelle scandisce il ritmo del battito del cuore che si rende inversamente al respiro che sembra volersi estinguere dissolvendosi nella coltre di nubi che lo risucchiano piano ... fino all'anima.

Deserto arido di parole come Silenzi che si susseguono l'un l'altro annullandosi nelle urla del vento che imperversa sulla sabbia che sembra voler divorare la rosa che su essa giace ormai priva di vita.

Protesi i sensi affinati dal lacerante dolore di una spina che si conficca insinuandosi in profondità. Consapevolezza assoluta di colpevoli mancanze, di trascuratezze non volute ma date ... Impotenza di fronte ad il glaciale Sguardo del Silenzio che adombra ogni minimo raggio di luce... ogni spiraglio di salvezza.

Perduta l'anima vaga alla ricerca di un posto dove insinuarsi per nascondersi e farsi ancora più piccola. Una scaglia come un frammento che cerca alla spina di mimetizzarsi inglobandola e rendendola propria estensione.

Dove sei?
Dov'è il calore della Tua mano?
Dove il ritmo del Tuo cuore?
Dov'è il Tuo respiro che la tempesta adesso sovrasta?

Non Ti sento più ... Eri qui ... Ero qui ... E tutto il buio era attorno ... Gelido scarnificava questa carcassa lasciandola a pezzi per terra ... da sola... in balia delle intemperie...

Freddo
Glaciale
Distacco...

Meritato e non cercato
Non voluto ma trovato.

Il soffio prepotente del vento sembra entrare dalle orecchie e squarciare la mente facendo tremare un debole corpo in attesa di essere raccolto prima che sia tardi, prima che se ne disgreghi l'essenza.

Colpevole.
Sono colpevole.
Immeritevole, Indegna, Inadeguata.

La rosa protende la corolla aggrappandosi saldamente con le spine a terra cercando di non farsi trasportare lontano dall'Uragano che le si è scagliato addosso. La sua vita non è che un battito d'ali... un flebile sussurro in mezzo alla tormenta che la travolge inesorabilmente. Protende lo stelo implorando che la Tua mano l'afferri... ed il primo petalo si stacca per scagliarsi contro l'onda che la frantuma inevitabilmente ...

Ti cerco ...
Gli occhi Ti bramano ...
La pelle bagnata di pioggia Ti attende ...
Il respiro si ferma per Te ... In tacita, rassegnata attesa ...

La pioggia si veste di Silenzio, il Tuo ...
Il Silenzio si spoglia di parole, le Tue ... non pronunciate

Lo Sguardo si abbassa strillando
I denti lacerano le labbra per non urlare il Tuo nome ...

Attese ... Silenti ... come piccole Morti inflitte ad un'Anima massacrata dalla propria stupidità.