A piedi nudi percorreva il pavimento in esplorazione attendendo che l’Oscuro si manifestasse. Nessuna paura in lei, pronta e fiera ad accoglierLo in tutte le Sue manifestazioni. L’attesa pesava un po’ meno stavolta, la certezza di ritrovarsi avvolta nel Nero mantello si era fatta strada spazzando via le nubi dell’incertezza. Stavolta Si sarebbe palesato prepotentemente. Lo sapeva e ne godeva. Attendeva l’attimo in cui potersi fare piccola ed annullarsi nell’Oscurità.
Quando arrivò Lui era già lì.
Lei detestava essere in ritardo e si compose nella posizione che sapeva compiacerLo perché le faceva piacere e così forse Lui avrebbe perdonato il ritardo senza privarla del premio sublime che di catturare era in grado … la sua mente. Aveva predisposto e fatto quanto chiestole in precedenza stupendosi di esserci riuscita senza grossi imbarazzi. Implacabilmente ecco riaffiorare quel Brivido alla sola visione dell’alone che Lo accerchiava e sembrava deciso a non diminuire di intensità.
Il susseguirsi di emozioni forti e prepotenti le voleva serbare per loro soli … consapevole di quel giardino Dannato che a tutto il mondo era celato. Reietta, ribelle, clandestina, austera quale era, si faceva canna di Bambù al solo passaggio di quel soffio sul collo che come un mano che si fa pugno le brandiva la bocca dello stomaco. L’Oscuro parò e per lei fu subito musica e ritmo … cuori e respiri intonavano melodie crescendo ed aumentando velocità ritmicamente.
Lui era Immenso.
Come sempre del resto. Avvolto nel mantello che sarebbe stato prigione e liberazione. Fortezza inespugnabile per chiunque. Inviolato segreto solo a Lui svelato perché aveva saputo vedere guardando. E poi, perché era Lui. L’Oscuro giaceva congenitamente in lei senza che ne avesse consapevolezza fino a che una sola parola Sua fece emergere il Chaos bramato.
Faticava ancora a respirare quando rassicurante una mano le si posò sulla nuca. Fu la fine di ogni volontà o ribellione, il sepolcro dell’arroganza e fierezza che l’aveva accompagnata. E ne godette appieno come liberata. Strabuzzando incredulamente gli occhi lo scettro del potere fu nelle sue mani per brevi e fugaci attimi. Li sfruttò al meglio per carpire l’Essenza Oscura che le ottenebrava la mente.
Gioì e gemette fino allo spasmo. Consapevole d’essere inciampata in Colui che tutto può e ne è consapevole. Ogni pensiero a Lui rivolto. Ogni atto per il Suo piacere perpetrato. Ogni parola una preghiera. Ogni preghiera una supplica. Clemente l’Oscuro le accolse. Il Tempo scorreva veloce, troppo veloce e si sarebbe dannata l’anima per fermare qualche istante ed imprimerlo al meglio nell’Anima.
Lui era Imponente.
Ma seppe farSi piccolo per arrivare a prenderla ed avvolgerla. Racchiuderla in Se’ e proteggerla da tutto il resto in un abbandono più Nero della notte, nel vortice di Oblio che aveva accompagnato il suo ingresso fin dal primo istante. Seppe cullare e mettere a riposare gli istinti e Vizi che con tanta Maestria Lui aveva svegliato poc’anzi.
Lui era Immortale. Lui era Immorale.
Felice di essere parte di quel delirio aprì gli occhi da sotto il mantello e annusò l’aria circostante. Un sogno stava per arrivare. Uno di quei sogni che lei sapeva, se sognati in due divengono la Realtà per entrambi. E mentre sceglieva un’Ombra in cui celarsi non seppe resistere al Desiderio attagliante di posare una mano sotto il Nero Mantello dell’Oscuro e crollare serena in quel meraviglioso Abisso.
Attese di attimi rubati furtivi e clandestini quando le luci si fanno largo tra la luce. Effervescente sensazione di attimi vissuti in tempi remoti che da Sogni sembrano ora concretizzarsi lentamente tutt’intorno. Una pallida luna da cornice, incastonata in un cielo troppo scuro.
Avidamente si respira l’attesa disillusa, la certezza che quello che giungerà non sarà nulla di imprevisto o stupefacente. Consapevolezza tacita del Nulla dilagante che tutto attorno deve inglobare accorpandolo in se stesso.
Scrupolosamente si ripassano momenti come in un flash back troppo rapido. Un vortice di Brividi che attanagliano le carni aumentando l’intensità dei respiri. Il Cuore impazzisce e risale dalla giugulare alla gola e ferma lì il suo Battito Animale.
Tenacemente le Ombre si fanno fitte mescolandosi ad un’innaturale Nebbia che ottenebra i sensi con passo sicuro e deciso. Il respiro è quasi affanno ed il cuore pulsa in Gola stringendone la morsa violentemente. Esile corpo in balìa di momenti irripetibili chiamati … Attese.
Inesorabilmente lo scorrere del tempo in un ticchettio assordante echeggia nella mente. Gli occhi si chiudono un istante a cercare un controllo in un instabile e precario equilibrio. La lama del rasoi si fa tagliente. Un frammento di Luce l’avvinghia prepotentemente.
Improvvisamente il respiro si ferma per tendere l’orecchio ad un’insolita melodia. Il Cuore squarcia le carni e si tuffa nel Fiume dei Desideri con occhi avidi di Parole. La Rosa affila le Spine per meglio brandire le carni senza via di scampo lasciare.
Devotamente istinto primordiale il sopravvento prende lasciando che il Sangue scorra piano nel Fiume dell’Indecenza sempre più prorompente. Sapientemente il rimescolamento di acqua sangue e sale … umori si mischiano magistralmente.
Terribilmente rapita e catturata ogni attenzione come intessuta in tela di ragno arrogante e sprezzante che avvolge imprigionando quello che resta di quel corpo svuotato della propria Essenza primordiale, gocce di Rugiada stillano la tela contorcendo disegni insoliti.
Assurdamente inchiodata ogni volontà rattrappita su se stessa si inginocchia nell’Ombra. Attese. Respiri si susseguono veloci a fior di pelle come gocce di pioggia che lentamente scendono sui vetri dall’esterno. Il Fiume si fa Mare ed il mare diviene Oceano.
Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire.
Anime Libere di Vagare
Red Passion
Icaro
Charles Baudelaire
IL VAMPIRO
Tu che t'insinuasti come una lama Nel mio cuore gemente; tu che forteCome un branco di demoni venisti A fare folle e ornata, del mio spirito Umiliato il tuo letto e il regno-infame A cui, come il forzato alla catena, Sono legato: come alla bottiglia L'ubriacone; come alla carogna I vermi; come al gioco l'ostinato Giocatore, che sia maledetta. Ho chiesto alla fulminea spada, allora, Di conquistare la mia libertà; Ed il veleno perfido ho pregato Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada Ed il veleno, pieni di disprezzo, M'han detto: "Non sei degno che alla tua Schiavitù maledetta ti si tolga, Imbecille! Una volta liberato Dal suo dominio, per i nostri sforzi, tu faresti rivivere il cadaver del tuo vampiro, con i baci tuoi!".
LE METAMORFOSI DEL VAMPIRO
Dalla sua bocca di fragola la donna, contorcendosi come un serpente sulla brace e i seni strusciando contro i ferri del busto, lasciava colare queste parole tutte impregnate di muschio: «Ho le labbra umide e so l'arte di portare a perdizione su un letto l'antica coscienza. Asciugo ogni lagrima sui miei seni trionfanti e faccio sì che i vecchi ridano come i bambini. Chi mi vede nuda e senza veli, vede la luna, il sole, le stelle ed il cielo. Sono, caro sapiente, così dotta in voluttà, quando fra le braccia temute soffoco un uomo, o quando, timida e libertina, fragile e vigorosa, abbandono ai suoi morsi il mio seno, che, su questi materassi turbati, impotenti gli angeli si dannerebbero per me.»
Poi che ella ebbe succhiato tutto il midollo delle mie ossa, mi volsi languidamente verso di lei per darle un ultimo bacio: ma non vidi più che un otre viscido e marcescente. Chiusi gli occhi, preso da un freddo terrore; e quando li riapersi alla luce, al mio fianco, in un luogo del gran manichino che sembrava aver fatto provvista di sangue, tremavano confusamente pezzi di scheletro, stridendo come quelle banderuole o insegne appese a un ferro che il vento fa oscillare nelle notti d'inverno.
Inno a Iside
Perché io sono la prima e l’ ultima Io sono la venerata e la disprezzata, Io sono la prostituta e la santa, Io sono la sposa e la vergine, Io sono la madre e la figlia, Io sono le braccia di mia madre, Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli, Io sono la donna sposata e la nubile, Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito, Io sono la consolazione dei dolori del parto. Io sono la sposa e lo sposo, E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità, Io sono la Madre di mio padre, Io sono la sorella di mio marito, Ed egli è il mio figliolo respinto. Rispettatemi sempre, Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.
III- IV secolo avanti Cristo, rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto.
Vedi com’è diverso ogni destino sulla scacchiera dell’umanità ... chi fa il pedone, chi fa la regina che strano gioco è.
I più indifesi, sono sempre avanti e gli è concesso solo un passo in più ... i portaborse al fianco dei potenti l’alfiere dietro al re.
L’anima ormai, è un peso in più. Senza di lei, più agile tu. Non serve il cuore, ma la strategia che strano gioco è.
Io non ho imparato mai certe regole le sai l’innocenza mia colpevole non fa calcoli, sfugge agli alibi ... non c’è mano su di me io sono fuori gioco dimenticato là ma non ho mai venduto la tua... verità.
Chi fa la torre, parla da più in alto ma dal binario suo non esce mai facile stare sopra un parapetto senza infangarsi mai.
Ogni ragazzo ha un cuore di cavallo scarta di lato, cerca libertà sempre ad un bivio, non puoi prevederlo chissà che mossa fa, chissà... chissà...
Ecco quale è la sola via, dare l’idea che la partita è già tua ... anche un pedone può fermare un re, mangiare, non farsi mangiare! Scacco matto dipende da te!
Vita, non imparo mai non ho regole lo sai né coi bianchi, né coi neri ormai sempre ai margini per difenderti ...
Non c’è mano su di me io corro ancora solo fuori dal gioco c’è un disperato amante, in cerca di te!